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Momento Espírita
Curitiba, 24 de Novembro de 2024
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ícone Pastore Divino

Uno dei più famosi salmi, declamato e cantato nel mondo, da religiosi e non, crediamo che sia il numero ventitré, il cui autore è  David.

David nacque pastore e fu consacrato re dal profeta Samuel, dopo una rivelazione in sogno che, secondo lui, gli sarebbe stata data dal proprio Yaweh, lo Spirito pottetore della nazione israelita.

Da giovane, David guardava il gregge di suo padre. Abituato però, come lui stesso racconta, a diffendersi e a diffendere le pecore dalle grinfie dei leoni e degli orsi.

Abituato anche a contemplare, per ore, il paesaggio che si estendeva, tra le valli e le montagne, il cielo blu. Era un artista.  Notevole era il suo disimpegno con cui deliziava il re ebreo Saul con la sua arpa.

Si è rivelato ugualmente un esimio poeta e cantante, considerando che i salmi erano inni sagrati con i quali il popolo di Israele lodava l’Altissimo, pregava la Sua misericordia, ricordava e ringraziava le benedizioni ricevute.

Gli ebrei denominavano questi canti di inni, cantati con un suono da strumento. E David così ha cantato:

Il Signore è il mio pastore. Non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare. Ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,per amore del Suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me. Il Tuo bastone e il Tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me Tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo, il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

David  captò molto bene il ruolo che avrebbe avuto lo Spirito Eccelso che sarebbe venuto da noi, dopo secoli.

Gesù venne al senno degli uomini per convivere con loro e insegnargli l’esercizio dell’amore.

L’amore venne per gli amati. Chiamò gli Apostoli amici, esaltando le qualità di colui che da la propria vita ad un amico.

Però, il Suo canto più dolce fu captato dall’Apostolo Giovanni, che lo tradusse così nel suo Vangelo: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare.

Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

*   *   *

Gesù è il Divino Pastore. Tutti quelli che si incontrano in questo pianetta, sono sotto le Sue cure.

Non importa se ci crediamo o no. Lui è quello che veglia su di noi. Lui versa il Suo amore per tutto il mondo.

E nonostante possiamo, in una veloce osservazione, imagginare che il caos e la confusione regnino sulla Terra, Lui a tutto presiede, attento.

 Non ci dimentichiamo di ciò: il Pastore conduce il timone.

 

Redazione de Momento Spiritista, con versi del Salmo 23,
del libro biblico
Salmi e del Vangelo di Giovanni, cap. 10,
versicoli 11 a 16.
Traduzione di Rossana Amatuzzi.
Il 29.8.2013.

 

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