Durante millenni Lui venne atteso. Si parlava di un sovrano potente, governatore delle stelle. Un Essere, il cui potere avrebbe fatto tremare il mondo.
Gli uomini Lo idealizzarono coperto di ricchezze, circondato di servi. Immaginarono che la Sua nascita sarebbe stata annunciata a tutti i potenti della Terra.
Che ci sarebbero stati squilli di tromba e annunci straordinari. E Lui arrivó. Aspettó un giorno in cui la cittá sarebbe stata piena di forestieri e tutte le menti sarebbero state rivolte ai problemi delle proprie esistenze.
Cercó un luogo distante, lontano dal mormorio delle genti. Una stalla.
Fra il fieno Gli venne preparata una culla improvvisata. E Lui venne alla luce, avendo come testimoni silenziosi un bue e un asinello..
Animali che simbolizzano il lavoro e la sottomissione.
Scelse come padre un falegname, un uomo dall’indole pacifica e di forte tempra. Come madre, una giovane donna, portatrice di pellegrine virtú e sapienza non comune.
Come araldi del Suo arrivo ebbe un coro di voci celestiali confidando alle anime semplici del campo, la Buona Nuova: era arrivato il Re.
E i pastori, lasciando le pecore, andarono alla ricerca del bimbo avvolto in fasce, come aveva detto loro il celeste messaggero.
Una nascita nella notte. Un bimbo che avrebbe diviso la Storia dell’Umanitá, che avrebbe conquistato il regno piú difficile da essere incontrato: il cuore dell’essere umano.
Nella fragilitá in cui Si esilió, temporaneamente, attese con pazienza il tempo che Gli sarebbe stato propizio alla semina per la quale era venuto.
Quando quel tempo arrivó, lasció il focolare paterno e andó a raccogliere i Suoi seguaci. A nessuno promise valori in denaro o promozione personale.
Viceversa, parló di abnegazione, di perseveranza e dedicazione. Avvisó che non avrebbero dovuto aspettarsi nulla dal mondo perché nemmeno Lui era proprietario neanche di una pietra dove poter poggiare il capo.
Avvisó del lavoro instancabile al quale Lui era fedele, cosí come il Padre che sta nei Cieli.
Parló delle afflizioni e delle persecuzioni che avrebbero sofferto, semplicemente per il fatto di seguirLo e diffondere il Suo messaggio.
Venne per servire, non desiderando mai per Sé qualsiasi onore o riconoscimento.
Incontró il cuore straziato di una madre vedova, portando il corpo del figlio alla tomba e restituí quest’ultimo all’affetto materno.
Estese l’invito ad un giovane ricco di ambizioni, ad una donna ingannata, ad un esattore delle tasse, ad una venditrice di illusioni.
Consoló i cuori afflitti delle donne che spargevano lacrime per Lui sul cammino del Calvario.
Si consegnó in sacrifício, senza nessuna nota stonata, e rese degna la morte, accettandola nella Sua preghiera al Padre.
Nella data in cui ricordiamo la Sua nascita, fra canti di ventura e affettuosi scambi di regali, i nostri cuori si elevano, in preghiera, lodandoNe la Celeste presenza.
E, sempre con insolita allegria, riuniamo la famiglia attorno alla tavola, visitiamo gli amici, abbracciamo i colleghi.
Tutto in nome e in omaggio di un bimbo, il Bambino Celeste, venuto dalle stelle fino al nostro ancora povero e sofferto pianeta di prove ed espiazioni.
Re solare. Re dei Cieli. Pastore delle anime. Maestro e Signore. Il Nostro Signore Gesú.
Redazione del Momento Espírita.
Traduzione di Fabio Consoli.
Il 8.4.2013.