È abbastanza comune fra quelli che si considerano cristiani mostrare un certo scoraggiamento per la corruzione che c'è nel mondo.
Tuttavia, il Cristo è il più grande esempio di fiducia nella rigenerazione degli omini.
Infinitamente superiore a tutti gli altri che già passarono su questo pianeta, Lui ha insegnato e ha esemplificato il bene.
Abdicò temporariamente alla Sua residenza naturale insieme agli angeli, per convivere con esseri rudi.
Sopportò dimostrazioni di ignoranza e crudeltà a tal punto da accetare il dolore del martírio.
Certamente fece questo per credere nel progresso dell'umanità.
Gesù, il prototipo della perfezione, non ricusò la convivenza con gli ammalati di corpo e di anima.
Consequentemente, non è lecito ai Suoi seguaci agire in modo diverso.
Così, non è possibile perdere la speranza o scoraggiarsi, di fronte alle piccole e benedette lotte che il cielo ci permette di affrontare.
Le ombre delle esperienze umane sono un crogiolo purificatore.
Da questa benedetta scuola usciranno, laureati in santità, Spiriti sublimi.
Oggi loro si costituiscono benedetti patroni dell'evoluzione terrestre.
Colui che segue nella retraguardia, in mezzo a difficoltà morali, non puo'disprezzare l'apprendistato che la vita gli ha offerto.
Chi già conosce qualcosa delle Leggi superiori che reggono il Cosmo deve dare la sua quota di esempio e sacrificio.
Se il migliore non aiuterà il peggiore, invano si aspetterà il miglioramento dell'umanità.
Se il buono abbandonerà il cattivo, la fraternità non passerà di una vaga illusione.
Se il saggio non aiuterà l'ignorante, l'educazione risulterà in una pericolosa bugia.
Nel caso che l'umile fugga dall'orgoglioso, l'amore diventerà un vocabolo inutile.
L'apprendista della gentilezza non puo' disprezzare il prigioniero dell'impulsività e della scortesia.
Altrimenti, lo squilibrio finirà per dominare l'esistenza umana.
La virtù deve soccorrere le vittime dei vizi e il bene deve aiutare quelli che si buttano nei precipizi del male.
Caso contrario, a poco servirà l'ammirazione e l'incanto della figura di Cristo.
Il Maestro non era di questo mondo, ma è venuto per la redenzione di tutti.
Sapeva che i Suoi apostoli non appartenevano all'acervo morale della Terra.
Ma li inviò perché sotto la Sua influenza il pianeta si convertisse in un regno di luce.
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Il cristiano che fugge dal contatto del mondo col pretesto di preservarsi dall'errore, è un fiore parasitario e improduttivo sull'albero del Vangelo.
Il campo del Signore non ha bisogno di cantici e litanie, ma di lavoratori abnegati e fedeli.
Dallo sforzo dei cristiani è che dovrà nascere la semente rinnovata di un domani pieno di pace e fraternità.
Pensi a questo.
Redazione del Momento Spirita, tratto dal cap. 29 del libro
Coragem, dettato dallo Spírito Emmanuel, psicografia di
Francisco Cândido Xavier, ed. Cec.
Il 17.01.2010.