Una nonna racconta che, un giorno, sua figlia le telefonó dal Pronto Soccorso. La sua nipotina, Robin, di appena sei anni, era caduta da un giocattolo, nel cortile della scuola, e si era ferita gravemente alla bocca.
Lei andó a prendere le sorelle di Robin a scuola e passó il pomeriggio agitata e molto tesa, badando alle bambine, mentre aspettava che la figlia ritornasse con la piccola ferita.
Quando finalmente arrivarono, le sorelle piú piccole di Robin corsero fra le braccia della madre. Robin entró silenziosamente in casa e si sedette sulla grande poltrona del salone.
Il medico aveva suturato la bocca della bimba con otto punti interni e sei esterni. Il viso era tumefatto, la fisionomia cambiata e i fili dei capelli lunghi appiccicosi per via del sangue secco.
La ragazzina sembrava fragile e vulnerabile. La nonna le si avvicinó con la massima cautela. Conosceva bene la nipotina, sempre timida e riservata.
Hai bisogno di qualcosa, cara?, le chiese.
Gli occhi della bambina fissarono la nonna con fermezza e finalmente lei rispose:
Voglio un abbraccio.
* * *
Cosí come la ragazzina ferita, molte volte vorremmo che qualcuno ci prendesse fra le braccia, come in un nido, in modo da proteggerci.
Quando il cuore é lacerato dall'ingiustizia, quando l'anima é piena di cerotti che nascondono le ferite affettive, ci piacerebbe che qualcuno ci confortasse.
Quando abbiamo vicino chi ci ama, é naturale che lo cerchiamo e gli chiediamo: Abbracciami. Ascoltami. Dammi un po' d'affetto. Un po' di tenerezza.
Ció nonostante, quando tocca sempre a noi confortare gli altri, piú fragili di noi stessi, o quando viviamo da soli, non abbiamo nessuno a cui chiedere questo aiuto salutare.
Quindi, quando abbiamo voglia di un abbraccio che ci consoli nei nostri momenti di stanchezza, di angustia e confusione, pensiamo a Colui che é il maggior responsabile per tutti noi.
Quando non abbiamo un amico a cui telefonare per chiacchierare, conversiamo con Nostro Padre. Serviamoci delle doti straordinarie della preghiera e confidiamogli tutto quello che Lui, come Onnisciente, giá sa, ma che abbiamo bisogno di raccontarGli per sfogarci, per alleggerire la tensione interna.
ParliamoGli delle nostre incertezze e dei nostri dissapori, delle nostre delusioni e dei nostri errori e lasciamo che il Suo abbraccio di Padre buono e amorevole ci avvolga.
Non importa come Lo chiamiamo, Padre, Dio, Creatore, Divinitá. L'importante é aprire il nostro intimo e lasciarci donare il Suo affetto.
Lui é sempre pronto ad abbracciare i Suoi figli, senza imporre condizioni.
E se ci accorgiamo che da molto tempo non sentiamo questo abbraccio Divino, possiamo star certi che da molto tempo non lo chiediamo.
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Victor Hugo, poeta e romanziere francese, un giorno scrisse: Devi aver coraggio per affrontare le grandi tristezze della vita. E pazienza per affrontare le piccole.
E, dopo aver compiuto con fatica la tua tariffa quotidiana, vai a dormire in pace.
Dio resta sveglio.
Pensiamo a questo. Dio sta sempre sveglio, vegliando su di noi.
Redazione del Momento Spirita, basandosi sul cap. Consolador, di Joni Eareckson Tada, dal libro Histórias para o coração da mulher, di Alice Gray, ed. United Press.
Traduzione di Fabio Consoli.
Il 10.03.2011.