Manca un mese all'arrivo della primavera. È ancora inverno.
Il paesaggio degli alberi della città, in profonda solitudine, impressiona.
Rami secchi, sottili, che danno l'impressione che da lì non possa emergere più nulla.
Ci sono strade fiancheggiate da grandi sculture viventi che, durante l'inverno, vanno in letargo e dimenticano ogni sfumatura di verde.
Qualcosa di curioso, però, a volte accade. Alcune settimane prima della primavera, alcune specie iniziano a fiorire.
E così, in una di queste strade dai rami secchi, quasi invisibili, si verifica un fenomeno insolito: un'ipê giallo e un'ipê viola, quasi uno accanto all'altro, fioriscono in tutta il loro potenziale.
Osservando da lontano la strada, il numero di alberi secchi, anche nella stagione invernale, attira l'attenzione. E i due ipê lí, come se fossero già nella stagione primaverile.
Senza bisogno di addentrarsi nelle cause climatiche o anche negli studi botanici che spiegherebbero l'evento, possiamo cogliere l'occasione per riflettere sulle transizioni del pianeta.
Viviamo in un inverno, questo è certo. Un tempo di profonda crisi di valori, un tempo che richiede cambiamenti drastici. I vecchi modelli non ci servono più e non abbiamo ancora la volontà e la forza per abbracciare quelli nuovi.
Molti possono concludere che l'Umanità sta andando indietro, come commentò Allan Kardec in una delle sue domande ne Il Libro degli Spiriti, chiedendo alla Spiritualità se non sembra, spesso, che stiamo andando indietro, dal punto di vista morale.
Gli Spiriti superiori risposero di no, che ci si sbaglia a pensare così, che bisogna osservare bene il tutto. Avere una visione più ampia e concludere che l'uomo va avanti perché capisce già meglio cos'è il male.
E conclusero la loro risposta allo studioso di Lione, affermando:
È necessario che il male raggiunga l'eccesso, per rendere comprensibile il bisogno del bene e delle riforme.
Qui troviamo lo stato attuale delle cose nel mondo. Vi troviamo il nostro inverno.
Basta però avere occhi per vedere per poi percepire che, in mezzo a tanti alberi ancora secchi, troviamo ipê in fiore.
Per chi è nella disperazione, nell'incredulità, sono esempi, sono la certezza che i fiori arriveranno.
Questi ipê sono coloro che hanno deciso di essere il cambiamento e di non aspettare che le cose cambino.
Loro fanno la loro primavera.
Fioriscono nel freddo intenso per dire che è possibile, per dire che non dobbiamo aspettare la transizione del mondo, ma che siamo noi la transizione del pianeta.
Sicuramente abbiamo già sentito slogan come: Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo! È così ovvio sembra quasi ridondante.
Come potremmo voler vedere qualche cambiamento nella vita senza lavorare per ottenerlo? Senza realizzarlo? Senza dare il nostro contributo giorno dopo giorno?
Facciamo in modo, da poter dire, sì, faccio la mia primavera, adempiendo ai miei doveri, amando come meglio posso chi mi circonda, adempiendo ai miei obblighi, senza aspettare che gli altri cambino, senza aspettare che gli altri prendano iniziative.
Solo così vedremo più fiori in questi giorni, fin da adesso.
Redazione del Momento Spirita citando
la domanda 784 da O Livro dos Espíritos, di
Allan Kardec, ed. FEP.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 28.1.2025