Fu uno degli uomini più dediti alla missione della paternità.
Allertato da voci spirituali, mentre riposava dal suo lavoro quotidiano, si alzò immediatamente.
Obbedendo all'informazione privilegiata che suo figlio era in pericolo di morte, riunì l'essenziale, svegliò la moglie, prese il figlio e partì.
Non aspettò l'alba né si concesse il lusso di preparare i dettagli per il lungo viaggio verso l'esilio.
Fu un padre così zeloso nei confronti di quella vita che nasceva che non ebbe paura di vivere tra gli stranieri, lontano dalla sua gente e dalle sue origini. Tutto per salvaguardare la preziosa vita del germoglio.
Consapevole della missione assegnatagli, rimase attento alla guida dall'Alto.
Uomo nobile, Spirito nobile, non si lasciò mai allontanare dagli Spiriti del bene.
Così, quando, più tardi, le voci tornarono, nel sonno della notte, si preparò a ritornare in Giudea.
Tuttavia, le nuove indicazioni gli dissero di scegliere un altro luogo.
Questo perché erano ancora in vigore severi ordini di eliminazione dei primogeniti, decisi dal successore della tetrarchia di Giudea, Perea e Idumea.
Introdusse il figlio agli insegnamenti della Torah, sebbene credesse che Lui giá li conoscesse.
Gli parlò del Dio d'Israele, guardandolo negli occhi e aggiungendo: Tutto questo lo sai, vero, figlio caro?
Partecipando alla festa a Gerusalemme, portò con sé il figlio adolescente.
Sorpreso dalla Sua assenza al ritorno, dopo il primo giorno di cammino, tornò sui suoi passi a cercarlo.
Come dev'essere rimasto oppresso quel cuore paterno, custode di una vita così preziosa!
Quando Lo trovò nel tempio, si sentì molto apprensivo.
L'amato figlio stava forse, così presto, intraprendendo la missione per la quale era venuto al mondo? Era già arrivato il tempo stabilito dal Padre Celeste?
Consapevole di ciò che diceva Quel Ragazzo Saggio, che lasciò a bocca aperta i sacerdoti del Tempio, capì la Sua risposta quando affermò che stava trattando degli affari del Padre Suo.
Sapeva di non essere il padre di cui Lui stava parlando. Lui era il padre terreno, il tutore, colui al quale il Padre più Grande aveva affidato quella vita, tanto perseguitata, fin dalla Sua nascita.
Quante volte, negli anni successivi, sarà rimasto sorpreso da un qualunque tumulto arbitrario del potere temporale dell'epoca?
Quante volte avrá poggiato la testa per dormire chiedendosi: Fino a quando, Padre Celeste, avrò la forza e il buon senso necessari per proteggere Questa Vita?
* * *
Ogni genitore è un tutore e guardiano dei propri figli. Ma lui aveva sotto la sua responsabilità qualcuno di estremamente importante.
Il suo primogenito era il Re Solare. Annunciato dai profeti, atteso dall'ansia di un popolo.
Era arrivato annunciato da messaggeri celesti, tra canti e una stella di straordinario splendore.
Con la vita costantemente minacciata da chiunque ne scoprisse la regalità divina, Giuseppe visse tra falegnameria, famiglia e doveri religiosi.
Fu così grande nella sua umiltà che non lasciò nemmeno testimonianze precise del suo eroico passaggio sulla Terra.
Un uomo, un padre, un tutore. Grazie, Giuseppe, per l'eccellente svolgimento della tua missione.
Redazione del Momento Spirita
Traduzione di Fabio Consoli
Il 18.11.2024