Come ci stiamo preparando al Natale? Al nuovo incontro con la famiglia e con gli amici? Stiamo pensando allo scambio di regali, alle tante risate, ai balli?
Dovremo forse affrontare, il giorno dopo, disagi fisici dovuti alle esagerazioni commesse durante la celebrazione?
O magari avremo dei problemi quando inizieranno ad arrivare sulla carta di credito le somme per le spese sostenute?
Se ci vengono in mente questi dubbi, vuol dire che la nostra celebrazione del Natale, anche se inebriante per alcune ore, non sarà stata completa.
Se ci poniamo queste domande, significa che abbiamo dimenticato qualcosa di molto importante. Abbiamo dimenticato che la celebrazione dev'essere in onore del festeggiato.
Qualcuno che nacque in una notte/mattinata quasi fredda, che venne visitato dai pastori che erano nei campi a vegliare sui loro greggi.
Qualcuno che scelse un luogo tranquillo, lontano dai rumori forti della città, tra docili animali, un bue e un asinello, per venire nel mondo degli uomini.
Qualcuno che, durante la sua vita, partecipò a molte feste. Iniziò la Sua attività messianica, benedicendo con la Sua presenza un matrimonio, un nuovo focolare che cominciava.
Qualcuno che frequentò i banchetti di uomini ritenuti disonesti, a causa della professione che abbracciavano, o forse semplicemente invidiati per i beni che possedevano.
Qualcuno che seppe onorare con la Sua presenza ogni ambiente che visitava sia quello in cui veniva invitato di proposito, sia la semplice casa di un pescatore sulle rive del Lago di Galilea, dove si ospitava.
Non si ha notizia che il Suo compleanno sia mai stato festeggiato generosamente, con doni, cibi e bevande, mentre si trovava tra gli uomini.
Ciò che si sa è che visse per servire. Si definì come Colui che stava in mezzo al Suo gregge per servire.
Visse in una città quasi dimenticata, fino alla Sua maturità, lavorando in casa, facendo ciò che era Suo compito, secondo i costumi del tempo e della Sua gente.
Quest'uomo, il cui compleanno, secondo il calendario terrestre, si celebra ogni dicembre, merita da noi una magnifica festa.
Non la festa delle esteriorità, dell'ostentazione. Ma la festa nell'intimità del cuore, perché Lui ha affermato che il suo Regno non ha apparenze esteriori.
Che il Suo regno, il regno del Padre, si trova nel cuore di ogni uomo, di ogni figlio di Dio, di ogni pecora del Suo gregge.
Naturalmente non dobbiamo trascurare l'incontro con i familiari, i mille abbracci, i colori allegri nella decorazione degli ambienti, che dicono che siamo felici per l'opportunità che questo compleanno ci regala, ogni anno.
Ma facciamo in modo che la nostra gioia sia vera, quella che trabocca dall'anima. Ricordiamoci di cantare osanna a Chi ha lasciato le stelle per stare con noi, per insegnarci l'amore.
Per farci sentire, nel profondo, cos'è l'amore.
E, nel Suo nome, condividiamo il pane della nostra tavola, la nostra gioia, con qualcuno oltre i confini della nostra casa.
Così, dopo il Natale, nell'anima ci resterà il conforto di aver partecipato ad una festa speciale, strettamente legati al Sublime Festeggiato.
Redazione del Momento Spirita
Traduzione di Fabio Consoli
Il 12.11.2024