La parabola del buon samaritano è sempre ricca di insegnamenti, ogni volta che vi ritorniamo.
Ricordiamo i punti principali di questo brano narrato dal Maestro Gesù:
Il viaggiatore incontra sulla strada lo sconosciuto ferito.
Non esita ad aiutarlo.
Gli tende le mani.
Si prende cura delle sue ferite come meglio può con quello che porta con sé, quello di cui dispone. Gli offre i primi soccorsi.
Lo prende tra le braccia senza nessuna idea di pregiudizio.
Lo porta nella locanda più vicina.
Lí, gli garantisce vitto e alloggio.
Dimentica i suoi impegni e resta con lui tutto il tempo necessario.
Non fa domande né giudica.
Quindi, riparte verso il suo dovere, non senza prima assicurargli l'assistenza con le risorse che portava nella sua borsa. E per tutto ciò non chiede alcun obbligo morale o ricompensa da parte della persona servita.
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Come si può vedere, la parabola descrive dettagliatamente l'esercizio della vera carità.
In generale, dopo quasi due millenni, lo applichiamo, di regola, a persone che non fanno parte della nostra famiglia, cioè agli estranei.
Il grosso problema è che abbiamo persone cadute nel nostro ambiente domestico. Ogni giorno passiamo loro accanto nelle nostre case.
Loro non scendono da Gerusalemme a Gerico, ma cadono dalla fede alla disillusione e dalla gioia al dolore, private delle migliori speranze, in dure esperienze.
Quante volte sorprendiamo le vittime dell'ossessione e dell'errore, della tristezza e del calvario, proprio dentro casa!
Crediamo, quindi, che la parabola del buon samaritano produrrà effetti mirabili, ogni volta che decideremo di usarla, nella nostra vita intima, comprendendo e aiutando i nostri vicini e compagni, parenti e amici, senza pretendere né chiedere nulla.
Potremmo pensare che sia difficile, in alcune circostanze, tendere la mano a coloro che cadono nella nostra stessa casa, poiché li conosciamo bene. Non si tratta di persone sconosciute, come nella parabola.
O forse, che sia difficile perché altre volte abbiamo loro teso le mani e sono ricadute allo stesso modo, nonostante gli avvertimenti.
Ed è qui che entra in gioco una delle componenti fondamentali della parabola: non pretendere nulla, né giudicare.
La vera carità non pone condizioni, non ha esigenze e non ha bisogno di passare attraverso filtri come il nostro giudizio.
Immaginiamo di essere squadre di soccorritori in servizio o membri dei vigili del fuoco.
Loro rispondono alla chiamata, in qualsiasi momento. Non giudicano se questo o quello meriti di essere soccorso o meno, se questa è la terza volta che quel posto prende fuoco. Semplicemente vanno e fanno del loro meglio.
Inoltre non si ha mai notizia di soccorritori che abbiano dichiarato: Questa volta non andiamo, siamo molto stanchi, abbiamo già fatto tanto.
Quindi, se siamo chiamati ad aiutare, anche quando siamo esausti, chiediamo aiuto al Padre Maggiore e rispondiamo alla chiamata senza paura.
La forza ci arriverà. Ricordiamoci che saremo strumenti d'amore.
La vera carità, maturata in noi, ha bisogno di iniziare ad avere questa mentalità di disponibilità e di aiuto a chiunque, non dimenticando le persone cadute più vicine.
Redazione del Momento Spirita, prendendo spunto dal
cap.40 del Livro da Esperança, attraverso lo Spírito
Emmanuel, psicografia di Francisco Cândido Xavier,
ed. CEC.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 2.11.2024