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Momento Espírita
Curitiba, 24 de Novembro de 2024
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ícone Nel bilancio fra perdite e guadagni...

Quando ci arriva la notizia che lo Stato del Paraná ha registrato un enorme aumento dei casi di suicidio negli ultimi sei anni, ci sentiamo scioccati.

È vero che abbiamo avuto un grave problema pandemico, che ha scosso le strutture familiari, delle aziende, della società, in generale.

Abbiamo dovuto reinventarci come membri della famiglia, come professionisti, come esseri umani.

Sì, c'è molto lutto, disagio, profondi cambiamenti nella vita di molti di noi.

Eppure, ricordiamoci di coloro che hanno vissuto nei campi di concentramento e combatterono, in condizioni subumane, per sopravvivere.

E, dopo gli orrori vissuti, hanno ripreso la loro vita. E, andando oltre, ci parlano d'amore e rispetto per la vita.

Cosa ci fa, allora, avere un tale disprezzo per questo bene incomparabile, che si chiama vita, da portarci alla terribile statistica di un suicidio ogni dodici ore?

Perché rinunciare a vivere?  Molti fuggono dalla vita perché vogliono porre fine al dolore della perdita, dell'abbandono, della solitudine...

Ed è per questo che, giustamente nelle pagine di un'eroina che vive nella capitale del Paraná, raccogliamo dati su perdite... e guadagni.

Giovane, bella, colta, attiva, di professione avvocatessa, a quarantunanni ha avvertito i primi sintomi della Sclerosi Laterale Amiotrofica - SLA.

È una sindrome neurodegenerativa, progressiva e incurabile.

È iniziata con debolezza, paralisi degli arti superiori e inferiori. Poi, l'incapacità di parlare, deglutire e respirare.

Undici anni dopo la diagnosi, Maria Lúcia Saldanha vive. Comanda la casa, la famiglia e la vita. Solo con lo sguardo, grazie a uno speciale programma per computer.

Presa su una sedia a rotelle, alimentata da un tubo gastrico e collegata a un ventilatore meccanico per respirare, Maria Lúcia vive.

Quando le arrivò la diagnosi, avrebbe potuto semplicemente arrendersi al drastico decorso della malattia, che porta alla morte, entro un periodo massimo compreso fra due e cinque anni.

Lei ha scelto di lottare. Lottare per vivere. Lottare per vedere suo figlio laurearsi, nella Marina Mercantile. Anche se non ha potuto abbracciarlo se non col cuore, poiché le sue braccia non obbediscono alla sua volontà.

Per questo, undici anni dopo, continua ad insegnare esperienze di vita.

Esce di casa, va con la sua sedia a rotelle speciale nella corsia dell'espresso, perché lo scuotimento della sedia, sui nostri marciapiedi, la maltratta troppo.

Usa il taxi, l'autobus, va al centro commerciale. È andata a Rio de Janeiro per la laurea di suo figlio.

Un esempio di vita. Ha scritto delle sue esperienze con la SLA, incoraggiando gli altri a non lasciarsi abbattere.

Vivere è un'esperienza che non dev'essere abbandonata.

Maria Lúcia scrive che, dal 2010, ha perso il movimento delle dita, delle mani e delle braccia.

Ha perso la capacità di camminare. Ha perso l'equilibrio, la parola, la capacità di mangiare, di respirare da sola.

Ma confessa: Ho perso molto di più di tutto ciò, ho perso la disperazione, l'impazienza, lo scoraggiamento, l'egoismo.

Ho perso l'invidia, l'orgoglio, l'avidità.

E finalmente, ho perso la rabbia.

E allora, concludo che ho avuto molte perdite. Ma anche molti guadagni.

Riflettiamo. Vale la pena vivere. Viviamo!

Redazione del Momento Spirita, prendendo spunto dal Prefazio e
dal cap.
Perdas, del libro A vida é bela - Como aprender com ELA,
di Maria Lúcia Wood Saldanha, ed. dell'autrice.
Traduzione di Fabio Consoli.
Il 29.11.2022.

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