Sono state tante le campagne di sensibilizzazione durante i periodi più gravi della pandemia di coronavirus, che ha soggiogato il pianeta, nei primi anni del 21° secolo.
Il distanziamento sociale era un termine di cui non sentivamo parlare quasi mai, ma che ha acquisito notorietà e importanza in tutto quel contesto.
Come spiegare alle persone, come far capire alle famiglie che avevano bisogno di stare in isolamento, per un certo periodo, senza dare loro una prospettiva temporale?
Importanti sono state le campagne creative, soprattutto quelle che hanno scelto il tono della speranza e non quello del terrore, del pessimismo.
Una fra di esse diceva che le persone buone erano vicine al cuore, ma lontane per la distanza. Un'altra diceva: Dobbiamo ancora restare lontani, ma presto tutto tornerà alla normalità.
Una, in particolare, diceva: Abbraccia a distanza, riferendosi alla necessità di aiutare i più bisognosi in un periodo così critico.
Proposta abbastanza tempestiva, che può essere intesa in diversi modi.
Molti sono rimasti senza abbracci importanti nelle loro vite per molto tempo, tuttavia, la creatività e l'opportunità ci hanno presentato nuovi modi di abbracciare.
Dall'interno delle case sono state create campagne, mobilizzati enormi gruppi di persone attraverso i social network, inventando nuovi modi di incontro e mezzi per rimanere in contatto.
Possiamo dire, senza paura di esagerare, che molti hanno finito per avvicinarsi ancora di più, invece di allontanarsi.
Si è scoperto che essere vicini o lontani non dipende necessariamente dalla vicinanza fisica.
C'erano quelli che erano fisicamente vicini, ma come se abitassero su pianeti diversi. Che tipo di vicinanza era questa?
Altri vivevano la sfida della distanza oceanica, continentale, e all'improvviso si sono ritrovati così vicini, così necessari nella vita dell'altro!
Uno schermo, una connessione, uno smartphone ci hanno fatto piangere, sorridere, ascoltare, sfogare...
Abbiamo abbracciato a distanza coloro che erano isolati dalle loro famiglie, includendoli nei gruppi religiosi, nelle attività di redenzione, negli studi.
Abbiamo abbracciato a distanza i timidi, che avevano sempre avuto difficoltà ad esprimersi o che si vergognavano del loro aspetto.
E tutto attraverso brevi righe amorevoli, scritte e ricambiate con cura.
Abbiamo abbracciato fratelli di altri Stati, di altri paesi, legandoci anche alla loro cultura, alla loro esperienza di vita, indipendentemente dall'età, dal sesso o dalla religione.
In un certo senso, le piattaforme digitali ci hanno eguagliato. La stessa piazza, lo stesso spazio per tutti, senza grandi differenze.
Quante lezioni... Quanto abbiamo imparato nei momenti di crisi. Con la vita sempre ad insegnarci, sul pianeta-scuola, sul pianeta delle prove e delle espiazioni redentrici.
Se non hai ancora avuto l'opportunità di questo tipo di abbraccio, eccotene l'occasione.
Non che sostituisca l'altro, in alcun modo, ma è uno in più che abbiamo aggiunto al nostro amoroso repertorio di espressioni affettuose che fanno bene a tutti.
Abbracciamoci a distanza, abbracciamoci da vicino, abbracciamoci sempre.
Abbiamo tutti bisogno di un abbraccio.
Redazione del Momento Spirita
Traduzione di Fabio Consoli
Il 22.11.2022