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Momento Espírita
Curitiba, 24 de Novembro de 2024
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ícone Solo, davanti al mare

Quando abbraccio l'intero oceano con uno sguardo, torno a interrogarmi su sette milioni di cose... Tante quante le onde veloci che conquistano la sabbia ogni minuto.

Torno a chiedermi: Come può qualcuno sentirsi solo, davanti al mare? Accarezzato da quella brezza incessante? Colmo di quel profumo raro?...

Come posso sentirmi ancora solo, sapendo che le braccia dell'invisibile mi abbracciano, che coloro che sono partiti continuano ad esistere e che tutti noi, nessuno escluso, siamo amati da qualcuno, da qualche parte, in qualche modo?...

Come posso sentirmi ancora solo?...

Forse sono io quello che si isola dal mondo e che pretende troppo dalle persone. Può essere...

Forse sono io che non permetto agli altri di conoscere la mia vita, i miei sogni, i miei problemi (e,  a guardar bene, penso che ci sia un po' di orgoglio in questo)...

Chissà, forse sono io a cercare la solitudine, e non lei a perseguitarmi, come ho sempre immaginato...

Sì... Forse ho bisogno di parlare di più con le persone, essere più interessato alle loro vite... Ascoltare di più...

Non sento nessuno da un po'. Uno sconosciuto che narra gli eventi quotidiani; un collega di lavoro che racconta le avventure dei suoi figli; mio fratello... Perbacco!... È da un bel po' che non parlo con mio fratello...

È curioso, perché ricordo che qualche settimana fa ho sentito un messaggio di cinque minuti in un programma radiofonico che parlava proprio di questo, di come le persone si isolano l'una dall'altra e di quanto sia dannoso per la salute mentale e fisica, dal momento che una è conseguenza dell'altra - diceva il locutore.

Mi viene in mente chiara una frase: Chi ama non si sente solo.

È interessante, perché penso di aver sempre creduto che per non sentirsi soli fosse necessario essere amati, non amare.

Diceva, inoltre, che quando ci sentiamo utili e ci rendiamo conto che molti dipendono dalla nostra dedizione, dal nostro amore, ci dimentichiamo anche della solitudine.

Sì... Forse ha ragione, perché ricordo che, uno di questi giorni, sono andato a trovare dei parenti che non vedevo da molto tempo, e quella visita mi ha fatto un gran bene!

Si è parlato di argomenti comuni, come notizie dei telegiornali, di famiglia (in realtà ho ascoltato molto di più di quanto abbia parlato, perché hanno iniziato a parlare a più non posso!)

Ma, sai, mi sono divertito ad ascoltare... Alla fine sono uscito di là con meno tensione, meno preoccupato con la solitudine... Ho notato - non lo so per certo - un'aria strana tra i due, come se fossero stanchi, annoiati, forse un po' tristi...

 Ho abbracciato mia zia (mi son ricordato quanto le voglio bene!), e l'ho sentita dire con gli occhi leggermente inumiditi: Ti vogliamo tanto bene, sai! Vieni più spesso! Non ci capita spesso di ricevere visite!

Lei aveva ragione. Non capita spesso di ricevere visite, perché non sempre visitiamo gli altri, credo...

Quel fine pomeriggio, mi sono reso conto che potevo essere utile in cose tanto piccole, ma molto significative!... E questo mi ha tolto dallo sconforto, dalla solitudine...

In macchina, tornando a casa, guardando la vita fuori, attraverso le gocce di una pioggerella discreta, ricordo che sono emerse proprio queste domande:

Come ci si può sentire soli, in presenza di tanta gente, di tanta vita! Quante di queste persone aspettano solo una visita? E quante di loro sono disposte a farne una?

Redazione del Momento Spirita, prendendo spunto dal cap.
Como alguém pode se sentir só, na presença do mar,
 dal libro O que as águas não refletem, di Andrey Cechelero,
 edizione dell' autore.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 28.7.2022.

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