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Momento Espírita
Curitiba, 24 de Novembro de 2024
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ícone La gratitudine ci raggiunge sempre

Lei era una bambina di otto anni, quando i nazisti invasero la Francia. Ebrea, fu costretta a portare sul petto un'enorme stella gialla, affinché tutti conoscessero la sua origine.

Francine Christophe, con la sua famiglia, venne inviata al campo di concentramento di Bergen-Belsen, in Germania. Si racconta che. come figlie di prigionieri di guerra, avevano diritto a portare con se una piccola borsa.

Così piccola che poteva contenere una zolletta di zucchero, una manciata di riso, un pezzetto di cioccolato.

Sua madre scelse di portare due pezzetti di cioccolato e disse che quando la piccola Francine fosse distrutta, sfinita, forse quel pezzettino di cioccolato avrebbe avuto la capacità di risollevarla.

Un giorno, al campo arrivò una donna. Era incinta. Ma, così magra, che a malapena si riusciva a vederne la sagoma.

Arrivò il giorno del parto. La madre di Francine, che era capo della baracca, l'accompagnò in un certo luogo adibito ad infermeria.

Mentre stava per uscire dalla baracca, andò da sua figlia e le chiese se avesse ancora uno dei pezzetti di cioccolato.

Davanti alla risposta affermativa della bambina, le disse che un parto in quelle condizioni avrebbe portato, quasi certamente, alla morte della partoriente.

Magari se lei offrisse quel cioccolato, avrebbe potuto essere d'aiuto. La bambina le consegnò il suo piccolo tesoro.

La donna diede alla luce un bambino piccolissimo. Non morì né lei, né la neonata che, però, non pianse mai. Non diede neanche un gemito.

Sei mesi dopo, quando avvenne la liberazione, nello srotolare quella piccola cosa, lei gridò.

Fu emozionante. Secondo Francine, fu in quel giorno che la bambina nacque veramente.

Molti anni dopo, sposata, a Francine fu chiesto dalla propria figlia se tutto non sarebbe stato diverso se i prigionieri dei campi di concentramento, al ritorno nei loro paesi, avessero avuto l'appoggio di psicologi.

Come sarebbe stato? - si chiese Francine. E, decise di organizzare una conferenza, aperta a chiunque lo volesse: spravvissuti, psicologi, psichiatri, giovani, anziani.

Il tema era: Se ci fossero stati degli psicologi quando siamo tornati dai campi di concentramento, come sarebbe stato?

Il giorno della conferenza, poco prima di iniziare il suo discorso, una psichiatra, residente nella città francese di Marsiglia, le si avvicinò. Disse che aveva un regalo da farle.

Frugò in tasca e tiro fuori un cioccolato. Lo consegnò, emozionata, all'oratrice e disse soltanto: Io sono la neonata.

*   *   *

Tutto il bene che facciamo, per quanto insignificante possa sembrarci o per quanto grande possa essere stato, non passa inosservato.

In un'anima nobile, la gratitudine rimane registrata. Possono passare i giorni, la gioia tornare, la vita venir ricostruita, per chi ha vissuto il caos della fame, della miseria, quasi dimenticando di essere gente, di essere un essere umano.

Tutto può essere lasciato indietro, nel tentativo di dare un significato alla propria vita. Per trovare un modo per andare avanti.

Nulla di tutto ciò fará sparire la gratitudine. A volte, é difficile ringraziare personalmente il benefattore. Tuttavia, alcuni di noi, come la psichiatra francese, hanno occasione di riuscirci.

Sì, la gratitudine ci raggiunge sempre.

Redazione del Momento Spirita, sulla base del resoconto orale
di Francine Christophe, nel vídeo
HUMAN, prodotto da
Bettencourt Schueller Foundation e Good Planet Foundation.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 8.12.2021.

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