É comune, fra le persone eccessivamente occupate, dimenticarsi di date importanti delle loro vite.
Chi elegge come priorità massima il suo lavoro professionale, il volontariato o qualsiasi attività a cui si dedichi, é propenso a dimenticarsi del giorno del compleanno del coniuge, dei figli, dell'anniversario di matrimonio etc.
Per chi convive con simili creature, e aspetta, con ansia, degli auguri, una sorpresa, chissá un regalino, un fiore, é deludente.
A volte, il giorno, che dova rivestirsi d'allegria e felicità, si trasforma in una tragedia intima, non sempre esternata.
Col tempo, questo corrode la relazione matrimoniale, fliliale, di amicizia perché suona come trascuratezza o indifferenza verso le date importanti.
Quando si tratta di bambini, che si aspettano qualcosa di speciale per il loro compleanno, dipendendo dalla struttura emotiva, é difficile calcolare gli effetti nocivi.
C'é chi si chiede: É poi cosí importante commemorare?
Se consideriamo che il fatto che ci troviamo reincarnati su questo pianeta ha a che vedere con la nostra crescita spirituale, con il nostro progresso, é estremamente importante commemorare il giorno in cui apriamo gli occhi nella carne.
Cosí importante, a dire il vero, che i benefattori spirituali ci informano che, in tali date, proprio loro, i responsabili per la nostra tutela, secondo comando Divino, commemorano insieme a noi.
É, con emozione, che leggiamo dell'esperienza di Viktor Frankl, durante la sua seconda notte nel campo di concentramento di Auschwitz.
Fu svegliato dal suo profondo sonno di esaurimento, da della musica. Il capo del blocco commemorava qualcosa, nel suo alloggio, accanto all'entrata del baraccone dove si trovava detenuto il Dottor Frankl.
Voci ubriache cantavano a squarciagola canzoni popolari. Era un frastuono quasi scomodo, ancor di più per chi era un prigioniero, trasferito in uno dei peggiori campi di concentramento attivi nella Seconda Guerra Mondiale.
D'improvviso, eppure, si fece silenzio. Allora, un violino iniziò a piangere una musica di una tristezza infinita. Una musica suonata di rado e ancora non logora dal tanto ascoltarla...
Piangeva il violino e, dentro di sè, piangeva lo psichiatra prigioniero. Perché, quel giorno, qualcuno compiva ventiquattro anni.
E questo qualcuno era steso in qualche baraccone del campo di Auschwitz, distante appena alcune centinaia o migliaia di metri da lí.
Veramente, non importava la distanza. Era di qualche maniera inavvicinabile.
Questo qualcuno era sua moglie. E lui non poteva abbracciarla, né baciarla, né tenerla sul suo cuore che la amava, nemmeno per qualche secondo e sussurrarle all'orecchio: Buon Compleanno!
Lui non la rivide mai più. Lei morì nel campo di concentramento.
* * *
Se, un giorno, la vita stabilirà distanze tra noi e i nostri cari, possibilmente ci ricorderemo, fra amare sofferenze, dei momenti che non abbiamo saputo sfruttare.
Quelli in cui avremmo potuto abbracciare di più, baciare di più, manifestare il nostro amore...
Quindi, approfittiamo le ore che ci sono date insieme ai nostri cari. Sono insostituibili.
E ricordiamoci di commemorare ogni giorno la fortuna di beneficiarci della loro presenza.
Pensiamoci sù: celebrazione d'amore, a dire il vero, é ogni giorno.
Redazione del Momento Spirita, sullo spunto del cap.Humor
no campo de concentração, dal libro Em busca de um sentido,
di Viktor E. Frankl, ed. Vozes
Traduzione di Fabio Consoli
Il 8.6.2021.