La signora arrivò allo studio medico da sola. Con i suoi sette decenni di vita, era totalmente indipendente.
Eppure, nonostante l'apparente vigore fisico, il viso si mostrava appassito, come un fiore che aveva perso l'esuberanza dei mattini.
Iniziata la visita, dopo la descrizione dei piccoli problemi che le davano fastidio, il medico decise di andare piú a fondo.
Perché quello sguardo cosí spento, come se i giorni non avessero piú luce?
Perciò, garbatamente, cominciò ad indagare la paziente, affinché gli raccontasse come trascorreva le sue giornate, com'era la sua vita.
Era vedova, disse. Il marito non c'era più da alcuni anni. Abitava da sola. E aveva avuto cinque figli.
Tutti avevano fatto l'universitá ed esercitavano professioni con carriere di successo.
Quattro di loro si erano sposati, e avevano dei figli. La piú giovane, peró, no.
Si era preoccupata nel realizzare i suoi sogni accademici e, inseguendoli, aveva messo da parte il matrimonio. Abitava in un piccolo appartamento e aveva un cane, a farle compagnia.
Si capiva alla perfezione con lui, che l'aspettava, ogni sera, alla porta, sveglio.
Era il momento in cui lei si rilassava, gli dava da mangiare e conversava con lui, come se parlasse con un bambino.
Tutto ciò può anche sembrare strano, diceva la signora. Ma, poi, con gli occhi in lacrime, gli confidò:
Le dirò una cosa, dottore. Ho avuto nipoti da tutti i figli sposati. Sono abituata a visitarli nei fine settimana, nelle feste, nei momenti in cui so che sono a casa.
Io arrivo, e subito annuncio: "La nonna é arrivata! Ciao bambini."
Nessuno di loro mi viene incontro. Se sono davanti alla TV, non smettono di guardare, qualsiasi cosa sia, per venirmi a salutare.
Se si trovano al cellulare, continuano a scrivere, a mandare messaggi, a leggere quello che qualcuno distante gli ha mandato.
É come se io non esistissi. Ed é sempre cosí. Fa male all'anima, dottore. Neanche un sorriso, neanche un abbraccio, perfino quando io resto a lungo nelle loro case.
Non si separano dal cellulare, non si allontanano dalla TV.
Adesso, voglio dirle questo: quando vado a casa da mia figlia, basta che metta piede dentro l'appartamento, il cane mi viene incontro.
Si precipita, fa i salti di gioia, mi stringe le gambe con le sue zampe come se volesse abbracciarmi.
Mi siedo a tavola per il caffé. il té, una chiacchierata con la mia bambina. Il cane si sdraia ai miei piedi e resta lí.
Ogni tanto, strofina le zampe su di me, come a dire: "Ehi, sono qui."
Ebbene, dottore, sembra quasi che il cane sia il mio unico nipote. Ci si può credere?
* * *
Tutti desideriamo essere amati. Tutti abbiamo bisogno d'affetto, di attenzione.
Quando il dolore ci dilacera l'anima, quando ci sentiamo soli, quando ardiamo dalla voglia che qualcuno ci abbracci, non importeranno i milioni di amici che abbiamo su Facebook, o quelli che ci seguono su Twitter.
O le centinaia di messaggi, foto e vídeo che ci arrivano ogni giorno via Whatsapp.
Nulla di tutto ciò sostituisce uno sguardo d'amore, una carezza di tenerezza, un abbraccio caloroso.
Quindi, approfittiamoci di quello che la tecnologia ci mette a disposizione ma non dimentichiamoci che siamo gente. E gente ha bisogno di gente accanto a sè, di calore umano, di gesti affettuosi.
Pensiamoci.
Redazione del Momento Spiritista,
basato su un fatto vero.
Traduzione di Fabio Consoli.
Il 9.9.2020.