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Momento Espírita
Curitiba, 25 de Abril de 2024
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ícone Signore e Maestro

Ineguagliabile. Signore delle stelle. Signore degli Spiriti.

Iniziò la Sua giornata sulla Terra, in una culla di paglia improvvisata da Suo padre.

Si fece fragile in un corpo da bambino, come tutti i suoi fratelli della Terra.

Dimostrando il valore dell’amore, si fidò delle cure di una donna. Sua madre.

Nel suo seno si annidò, si  alimentò e ricevette delle carezze.

Saggio tra tutti i saggi, obbedendo ai costumi di Israele,  imparò da Suo padre il mestiere di carpentiere, modellando il legno con le Sue mani benedette.

Esperto delle Leggi, che proprio Lui avrebbe insegnato, si sottopose a frequentare la sinagoga locale, come tutti i ragazzi della Sua età.

Più di una volta,  presentò questioni di alta filosofia e scienza dimostrando  quanto sapeva, e anche cercando di chiarire che c’era tanto da imparare, non essendo gli uomini i detentori di tutta la sapienza.

Maestro, lo fu sempre. Portatore di intendimento pedagogico come nessuno, intenditore delle anime delle Sue pecore,  gettò i semi qui e là, in modo sottile, molto prima di iniziare la Sua strada.

Passato il tempo,  lasciò la casa semplice di Nazareth, dove crebbe, guardò i prati e le colline e cercò le strade del mondo.

Da allora, conduttore di un immenso gregge di Spiriti, non aveva una pietra per riposare la testa.

Ovunque passò si fece degli amici, insegnando che l’uomo era fatto per vivere in società. E vivere bene con tutti.

Conquistò amici tra i poveri e i ricchi,  tra i malati e quelli che vendevano salute, tra i giovani e i vecchi.

Non smise di cercare le pecore smarrite nelle terre insolite, distribuendo le Sue benedizioni, in nome dell’amore da Lui rappresentato.

Curò i cechi, affermando che era necessario avere gli occhi che vedessero.

Liberò le orecchie del silenzio, acclamando che era necessario avere orecchi che ascoltassero.

Ogni gesto un insegnamento. Niente era sprecato.

Restituì i movimenti agli handicappati, lucidità ai perturbati. E l’invito era che, da allora in poi, l’aggraziato facesse il meglio per conquistare la felicità.

Non si rattristò per aver vissuto tra gli uomini. La nota malinconica che cantò fu soltanto per la durezza dei cuori, perché prescriveva che ad ognuno sarebbe stato dato a seconda delle sue opere, prevedendo i dolori di quelli che seminavano gli aculei nelle sue giornate.

Iniziò la Sua missione benedicendo, con la Sua presenza, l’unione tra due esseri, nella formazione di una nuova famiglia.

Come invitato, nei banchetti del mondo, si servì delle opportunità per distribuire la Sua luce a tutti i convivi.

Si arrese al martirio nel momento opportuno, come un agnello al sacrificio.

Come la culla, gli fu improvvisato il tumulo per il deposito del corpo, da uno amico conquistato per il Suo Regno.

Presentandosi glorioso ai discepoli, dopo la morte, in un attestato di Immortalità, si congedò in un giorno di luce, nella stessa Galilea dove intonò il canto più bello che l’umanità aveva mai sentito.

E ci aspetta, nel Suo Regno di benedizioni, amandoci ancora e sempre.

Gesù, Maestro e Signore. Cammino, Verità e Vita.

SeguiamolO.

 

Redazione del Momento Spiritista.
Traduzione di Rossana Amatuzzi.
l'8.2.2013.

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