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Momento Espírita
Curitiba, 19 de Abril de 2024
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ícone Come l’albero che cammina

In tempi di penuria di cibo nel villaggio, uno degli indios più saggi andò nella foresta. Non aveva più l'agilità per cacciare.

E addentrandosi nel profondo della foresta, andò a meditare o a provare, fra il mormorio della selva, ad ascoltare le voci degli antenati, protettori della nazione indigena.

Fu lì, in cerca di un incontro con la natura, che l'indio vide che un albero, il Paxiúba, si trovava sdraiato. Non usufruiva del sole perché alberi molto più alti coprivano la luce che avrebbe dovuto alimentarlo.

Osservandolo, l'indio scoprì che le sue radici non erano fissate.

Che, sdraiato, aveva messo nuove radici. Così, si accorse che l'albero si sdraia, ma si rialza tutte le volte che è necessario, finché non raggiunge il suo cibo, il sole.

Si sdraia, ma non cade. Lotta e si alza, andando alla ricerca di ciò di cui ha bisogno.

L'indio comprese il messaggio di Madre Natura. Tornò al suo villaggio e raccontò la singolare esperienza.

Sapendo che, in quel momento, il cibo era la grande difficoltà per quella gente, iniziarono a usare il legno di Paxiúba per le loro cerbottane.

Si convinsero che, in questo modo, avrebbero avuto più abilità nella caccia, quasi a voler assimilare la simbologia dell'albero guerriero.

Gli scienziati osservarono lo strano albero, con grande ammirazione.

Constatarono che si tratta di una specie di palma, originaria dell'America Centrale tropicale, arrivata in Sud America e che si trova nel bacino del Rio delle Amazzoni, in Brasile, dove non le manca il sole.

In questo processo di cadere e mettere nuove radici può, nell'arco di un anno, spostarsi fino a venti metri.

*   *   *

La natura ci sorprende. Un vegetale usa una strategia per lanciarsi alla ricerca della luce di cui ha bisogno.

Lezione interessante per la nostra vita.

Quando lo scoraggiamento ci farà soccombere, potremo cadere. Quando la disperazione ci abbraccerà, per molto tempo, potremo capitolare.

Quando la tempesta diventerà così forte, come un uragano che distrugge tutto; quando tutto sembrerà andare storto, tutto sarà contrario ai nostri piani, ai nostri ideali, potremo sdraiarci per terra.

Quando i venti ci colpiranno, e dovremo piegarci a terra, quasi sconfitti...

In quel momento, la nostra fede dovrà risplendere. E, se crediamo di averla perduta, a un certo punto del viaggio, procediamo come quel padre, desiderando ardentemente la guarigione del figlio:

Io credo, Signore. Aiuta la mia incredulità.

E, così come ha restituito al cuore paterno il figlio liberato dai legami ossessivi, Gesù, il Pastore, ci verrà incontro e ci aiuterà a riaccendere la scintilla divina che esiste in noi.

Farà brillare la luce che siamo.

Allora metteremo nuove radici e, come il Paxiúba, risorgeremo.

La lotta non è finita. Potremmo aver perso una battaglia contro la morte, contro le condizioni avverse, ma non abbiamo perso la guerra.

Le risposte sorgono, le soluzioni appaiono, anche se timidamente, come un semplice barlume di speranza.

Andiamo avanti.

Preghiamo. Anche se possono sembrare frasi senza senso, esprimeranno il nostro desiderio di risorgere, di cercare il sole di prima grandezza, che si chiama Gesù, il nostro Governatore Planetario. Il nostro Modello e Guida.

Redazione del Momento Spirita, prendendo spunto dall'articolo
Será que Jesus ainda ouve os homens?, di Arlete Nunes Magalhães,
 dalla rivista
Seareiro, nº 176, di Luglio/Agosto 2021, ed. Seara Bendita
 Instituição Espírita e dal Vangelo secondo
Marco, cap. 9, vers. 24.
Traduzione di Fabio Consoli
Il 11.7.2022.

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