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Momento Espírita
Curitiba, 29 de Abril de 2024
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ícone La prova del tempo

Nel secolo VI a.C. visse Creso, re della Lidia, l'uomo più ricco del mondo.

Governava con sapienza e prepotenza.

All'auge della sua gloria, in una certa occasione ricevette nel suo palazzo uno dei sette saggi di Grecia. Forse, il più grande di tutti: Solone.

Per rendergli omaggio come si deve e dimostrare tutto il suo potere e la sua ricchezza, il re mandò a preparare un banchetto sontuoso.

Poi, lo invitò a visitare i tanti saloni dei suoi tesori: perle, smeraldi, diamanti di tutti i carati, rubini, statue d'oro.

Stranamente, Creso osservò che il suo invitato passeggiava in mezzo a quell'immensa ricchezza, con totale indifferenza.

E, di fronte all'affermazione del re, che si diceva essere l'uomo più felice del mondo perché era il più ricco, il saggio greco sentenziò: Mio re, nessuno mai si potrà considerare felice prima di superare la prova del tempo.

É il tempo che si incarica di dirci se siamo stati o no felici. In fin dei conti, lui ci sorprende sempre con l'inatteso.

La vita é un succedersi di avvenimenti, che cambiano completamente i nostri destini.

E completò: Non dimenticatevi che la felicità sta al di sopra di tutto ciò che si possiede.

Creso non diede la mínima importanza ai consigli ricevuti e fece in modo di incrementare ancora di più la sua ricchezza e il suo potere.

Dopo qualche tempo, però, Ciro, re dei persiani, marciò col suo esercito contro la Lidia.

E il re assistette, sgomento, alle truppe nemiche entrare nel palazzo, uccidendo i suoi migliori soldati.

Catturato insieme alla famiglia, fu messo ai ferri nella capitale, adesso in macerie. Umiliato, venne portato sulla piazza centrale, legato ad un palo, sopra della legna.

Sarebbe stato arso sul rogo. Quando vide l'arciere avvicinarsi con la torcia per dar fuoco alla legna, si ricordò, come in un flash, della frase di Solone: Nessuno al mondo é felice se non supera la prova del tempo.

Sì, il tempo gli aveva portato tante tristezze: il figlio morto, in un incidente di caccia, a diciotto anni. Il suo amato figlio, l'erede al trono.

Inoltre il tempo gli aveva offerto la sordità e la mutezza del figlio più giovane.

E per finire, adesso, si trovavano lui, sua moglie, suo figlio, la sua corte, tutti sconfitti, umiliati.

Cos'era rimasto della sua ricchezza, che era stata selvaggiamente saccheggiata dai conquistatori?

Che ne era stato del suo palazzo, bruciato dalla furia devastatrice dei vincitori?

In quel momento, comprese che la felicità non consiste nel possedere, la felicità é qualcosa di più.

I beni, da un momento all'altro, possono esserci sottratti da dei ladri o portati via dalla furia della natura.

Le cose del mondo sono effimere. Adesso stiamo sorridendo, fra un po' potremo trovarci immersi in un mare di lacrime perché un incidente ci ha rubato la mobilità o un essere amato.

O perché la natura ha urlato, ribelle, e ha distrutto il nostro patrimonio. O una malattia terribile ci ha abbracciato e ci ha rubato le energie della gioventù, il sorriso dell'allegria.

Quindi, felice non é chi possiede. Felice é chi ama perché l'amore canta una primavera dentro al cuore.

É naturale aver bisogno di un po' di denaro, di alcuni beni, perché sprovvisti di tutto, non abbiamo equilibrio.

Eppure, bisogna aver la saggezza del sapere che siamo proprietari e non proprietà. Siamo noi i proprietari del denaro, giammai il denaro nostro proprietario.

Questa é una saggia postura e che ci darà tranquillità, armonia di vita, col passare del tempo.

Pensiamoci sù ed impegnamoci nel costruire la pace e saremo felici.

Redazione del Momento Spirita, sulla base della Conferenza
di Divaldo Pereira Franco
, tenutasi a Porto Alegre, il 7
di novembre del 2004, in occasione della
50ª edizione
della Fiera del Libro.

Traduzione di Fabio Consoli
Il 5.1.2021.

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